Si è concluso il lungo periodo dell’anniversario delle stragi di mafia in cui furono assassinati i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Francesca Morvillo (anche lei magistrata e moglie di Giovanni Falcone) e gli agenti delle loro scorte Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Un anniversario particolarmente sentito e celebrato quest’anno, il trentesimo. Tante sono le cerimonie e gli eventi che si sono tenuti in questi mesi e molti i luoghi anche nel nostro territorio a loro intitolati.
«La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. A trent'anni dalla strage di Capaci, dove perse la vita il Giudice Giovanni Falcone insieme alla sua scorta, ricordare è importante, ma è necessario seguire le orme tracciate verso un cammino di libertà, senza più mafia. #FalconeVive» in occasione dell’anniversario della strage di Capaci questo fu l’omaggio affidato ad un post su facebook della vicesindaca di Casalbordino Carla Zinni. «…io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro. A distanza di 30 anni, il ricordo di Paolo Borsellino è ancora vivo» è stato l’omaggio sempre su facebook in occasione dell’anniversario della strage di Via D’Amelio. Casalbordino da cinque anni, anche questo un piccolo anniversario significativo quest’anno, ricorda ogni giorno tutte le vittime di mafia e il sacrificio di chi è stato assassinato come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il 23 maggio 2017 l’assessorato alla pubblica istruzione, la cui delega è affidata a Carla Zinni, e l’Istituto Omnicomprensivo Ridolfi-Zimarino furono i promotori della piantumazione di un “albero della legalità” nel parco della convivialità. Oltre Paolo Borsellino e gli agenti della scorta la strage di Via D’Amelio ebbe una settima vittima, morta qualche giorno dopo per una coincidenza della vita in Viale D’Amelia a Roma: Rita Atria. Giovanissima decise di collaborare con la giustizia e denunciare a Paolo Borsellino tutto quel che sapeva e aveva scoperto in famiglia. Tra Rita Atria e Paolo Borsellino, che la definiva la sua “picciridda”, si era instaurato un rapporto fortissimo: «Borsellino, sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta» le parole della ragazza, diciassettenne, dopo la strage di Via D’Amelio.
Rita trovò la morte una settimana dopo la strage di Via D’Amelio, giù dal balcone dell’abitazione in cui si trovava in Viale D’Amelia a Roma. Ufficialmente suicidio. Trent’anni dopo un libro, edito da Marotta&Cafiero e scritto dalle giornaliste Giovanna Cucé e Graziella Proto e dalla vicepresidente dell’Associazione Antimafie Rita Atria Nadia Furnari al termine di un lungo lavoro di ricerca ed inchiesta torna ad interessarsi alla morte di Rita. “Io Sono Rita. Rita Atria, la settima vittima di Via D’Amelio”, è il libro che compare nella foto davanti l’albero della legalità a Casalbordino, pone attenzione alla gestione della sicurezza della giovane nei giorni e nei mesi precedenti e alcune incongruenze in indagini sulla morte che hanno lasciato molti interrogativi insoluti. E che hanno portato alla presentazione di un esposto da parte dell’avvocato Goffredo D’Antona a nome della sorella e dell’associazione, attiva anche nella nostra regione, per chiedere la riapertura delle indagini. «Oggi non riusciamo più a dirlo che si è suicidata, ci viene difficile dirlo» ha dichiarato Furnari il mese scorso dopo l’uscita del libro.