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Spaccato di una seconda vita, a Casalbordino testimonianze sull’accoglienza

L’incontro organizzato dall’associazione Zona Franca si è tenuto presso l’Hotel Solaris

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La gestione dell’arrivo dei migranti dal mare, nonostante non siano in realtà il numero maggiore, e della cosiddetta “accoglienza” è uno dei temi sempre attuali e al centro dell’attenzione mediatica, politica e sociale. Per le terribili tragedie, come il drammatico naufragio al largo di Cutro nel febbraio, della cronaca sociale e giudiziaria. E in quanto divisivo e acceso argomento di campagne elettorali e mediatiche. Ci sono stati anni in cui la notizia dell’apertura di un centro per migranti e la loro presenza sul territorio poteva venir accolto con forconi, proteste anche violente, aggressioni e tentativi di assalti o incendi. Non sono fatti che si perdono nella notte dei tempi ma di meno di dieci anni fa. Dal ricordo di quegli anni è partita la riflessione con cui Raffaele Turco, associazione Zona Franca, ha introdotto l’incontro “Spaccato di una seconda vita, a Casalbordino racconti e testimonianze sui richiedenti asilo” a Casalbordino.  

L’incontro si è tenuto presso l’Hotel Solaris a Casalbordino Lido e, dopo l’introduzione di Turco, è entrato nel vivo con la testimonianza sul centro per migranti di Carunchio, su come negli anni i migranti si sono integrati e hanno iniziato a convivere con i residenti, del sindaco del paese Gianfranco D’Isabella. Dopo di lui sono intervenuti lo psicoterapeuta Christian Valentino, l’avvocatoMassimiliano D’Onofrio e la sociologa Giulia Messere. Interventi che hanno raccontato il lavoro di questi anni, testimonianze di interventi ed iniziative con i migranti, che non si sono soffermati su tecnicismi, aspetti burocratici e legislativi - che spesso hanno creato confusione negli anni con molte leggi e circolari che si sono intervallati diventando anche ostacolo alla gestione dei centri e delle vite – ma soprattutto l’aspetto umano e di vita quotidiana. Come ha rimarcato nel suo intervento la dottoressa Messere. La serata si è conclusa con la testimonianza di Saddam Nasimi, fuggito dall’Afghanistan dei talebani e dopo essere stato ospite accolto in un centro oggi gestore del Cas di Lanciano. 

 

 

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