Sant’Anselmo nacque ad Aosta nell'anno 1033, da una famiglia di nobili e ricchi signori.
Il padre, uomo d'affari e grande influente in città, poco si curò dell'educazione del figlio, anzi conosciuta la sua vocazione la ostacolò; la madre invece, era coscienziosa e molto più religiosa.
Anselmo era uno scolaro eccezionalmente dotato e all’età di quindici anni aveva già espresso il desiderio di voler diventare monaco ma l’abate locale, a cui si era rivolto per l’ammissione, rifiutò di accettarlo in quanto temeva l’ira di suo padre.
Dopo la morte di sua madre, i rapporti di Anselmo con il padre si deteriorarono a tal punto che egli decise di andar via di casa e di proseguire i suoi studi in Borgogna, presso la famiglia della madre.
Iniziarono, così, i suoi viaggi tra la Borgogna e la Francia, tra le scuole dei più grandi maestri dell’epoca, per saziare la sua sete di sapere e di conoscenza.
Presso l'abbazia benedettina di Le Bec, in Normandia, Anselmo scelse come maestro il priore Lanfranco di Pavia, divenendo dapprima monaco, poi priore, direttore della scuola del monastero e, infine, abate, nel 1078.
Chiamato in Inghilterra dallo stesso Lanfranco, vi riorganizzò la vita monastica. Nel 1093 venne eletto arcivescovo di Canterbury, nella famosa cattedrale di Canterbury.
In Inghilterra, il Santo si scontrò più volte con i re Guglielmo II ed Enrico I, e per due volte fu costretto a prendere la via dell'esilio e ritornare in Italia.
Sant’Anselmo morì a Canterbury nel 1109. Fu canonizzato nel 1494 e nominato Dottore della Chiesa nel 1720.
Anselmo, inoltre, viene ricordato non solo come teologo, ma anche come filosofo; egli, infatti, riteneva che la ragione umana non fosse in opposizione alla fede, poiché rappresentava uno strumento necessario per studiare e comprendere meglio la teologia.
Da alcuni è, addirittura, definito il "padre della Scolastica", soprattutto per aver dimostrato un principio avente ad oggetto l'esistenza e gli attributi di Dio.
“Credo per capire” è la formula con cui sant'Anselmo sintetizzò il suo metodo; non è un caso che kant definì, in seguito, questa dimostrazione "prova ontologica dell'esistenza di Dio".