Bartolomeo Pucci-Francesci nacque a Montepulciano nella seconda metà del XIII secolo.
Di famiglia nobile, il Beato sposò la figlia del Capitano Tommaso del Pecora, Millia, da cui ebbe quattro figli.
Possiamo immaginare una famiglia ideale che, sebbene vivesse nell’agiatezza, era attenta ad aiutare i poveri, soprattutto nei momenti di carestia.
Nel 1290, quando i figli raggiunsero la maggiore età, Bartolomeo poté abbracciare la vocazione religiosa entrando nell’Ordine dei Frati Minori del convento cittadino di San Francesco.
Da ricco si fece povero, per amore di Cristo, e se molti lo ammiravano dovette però sopportare il disprezzo di quanti lo consideravano un pazzo; soprattutto i ragazzi, per strada, lo fecero più volte bersaglio di insulti.
Seguendo il suo esempio anche la moglie fece, in seguito, voto di castità.
L’umile francescano condusse il resto della sua esistenza tra preghiere, visioni della Madonna e degli angeli.
Considerato dai suoi concittadini un’anima eletta, operò, ancora in vita, alcuni miracoli.
Fra Bartolomeo morì, molto anziano, il 6 maggio 1330. Sepolto nella chiesa del convento, le due chiavi dell’urna, per secoli, furono custodite sia dal frate guardiano che dai discendenti della sua famiglia.
Le reliquie furono poi trasferite, nel 1930, nella chiesa di Sant’ Agostino in cui si trovano tuttora.
Il 24 giugno 1880 Papa Leone XIII ne aveva confermato il culto “ab immemorabili”; l’esempio del Beato Bartolomeo è singolare: conciliò, infatti, durante la sua vita le diverse vocazioni dell’uomo: di sposo, di genitore e di religioso consacrato a Dio.