Condizioni meteorologiche davvero avverse non hanno arrestato l'entusiasmo del "cast" di giovani e adulti che, con il coordinamento artistico di Giuliana Antenucci, regista e attrice cupellese, hanno dato vita, ieri sabato 5 marzo, alla Pasoliniana.
Una giornata intera dedicata al genio di Pier Paolo Pasolini, personalità eclettica e versatile del '900, nel giorno del centenario della sua nascita. Una giornata partita sin dal mattino all'insegna della sua conoscenza: gli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria del plesso di Cupello dell'IC Monteodorisio, infatti, hanno avuto modo, a partire dalle parole di Antonia Forte, di discutere e analizzare la vicenda di questo intellettuale spesso presente con una certa reticenza nei programmi scolastici.
Il rapporto viscerale dell'artista con la madre, quello con Maria Callas e, in generale, la grande versatilità dell'uomo Pasolini sono stati i principali argomenti di cui i ragazzi hanno discusso, creando momenti di forte interazione e di vero e proprio scambio culturale.
Insomma, un successo per quella che poteva sembrare "una proposta sovversiva" come l'ha definita l'Assessore alle Politiche Sociali Giuliana Chioli, che si è detta "orgogliosa" di come tanto gli alunni, grazie alla collaborazione della Dirigente Cristina Eusebi e delle prof.sse Alessandra Travaglini e Maria Elena Sfarra, quanto i ragazzi del Team di ricerca della Biblioteca Comunale (che hanno partecipato in qualità di "attori") hanno accettato la proposta di ricercare, ricavare e condividere l'eredità morale e culturale del genio pasoliniano restituendola alla comunità.
"Mi ha fatto piacere che i ragazzi si siano entusiasmati. È una cosa positiva far crescere la loro voglia di scoprire, conoscere e sapere cosa nuove " ha affermato Giuliana Antenucci prima di dare il via allo spettacolo. Uno spettacolo nato a partire dall'idea di come far avvicinare proprio loro, i ragazzi, a un intellettuale tanto versatile quanto dibattuto, per la sua vicenda personale.
"Lo abbiamo affrontato in maniera giocosa" ha continuato la Antenucci, ed è proprio l'aspetto "simpatico" ma mai banale che emerge osservando la performance di Filippo Sammartino, Gioia Greco, Chiara Zocchi, Alessandro Corrado e Antonio Palladino, parte del gruppo di ragazzi del cast.
E tra un Morandi, una Carrà, i Ricchi e Poveri e gli Abba, musiche must degli anni '70, personalmente scelte dai giovani attori, questi hanno dato voce a frammenti di vita di quegli anni attraverso la declamazione di versi e testi pasoliniani, riuscendo perfettamente ad "avvicinarsi a una poesia anche abbastanza cupa in modo gioioso", come ha precisato la regista, sottolineando la tanta energia e voglia di apprendere dei ragazzi.
A seguire, la voce di Rossana Avolio, appassionata vastese di teatro, sulle note del clarinetto suonato dal cupellese Michele Fagnani, ha accompagnato gli spettatori tra le pagine, le parole, l'atmosfera di Ragazzi di vita, il romanzo più famoso di Pasolini, quello che lo rappresenta e che ha avuto più successo.
Nella vicenda Pasolini, ciò che di solito, purtroppo, ha il sopravvento rispetto all'aspetto e all'apporto culturale di questo intellettuale, è la vicenda personale e in particolare la tragica morte che lo vide protagonista. Il mancato distacco da ciò è causa spesso di un non adeguato apprezzamento dello scrittore.
Sulla morte e su come questa abbia ispirato artisti successivi a Pasolini, si è incentrato l'intervento di Antonio Ranalli che, in particolare, ha restituito al pubblico l'omaggio di due grandi del panorama musicale italiano: Francesco De Gregori, con il testo “A Pa'”e Fabrizio De André con "Una storia sbagliata".
Un momento davvero intenso invece quello durante il quale Annalisa Mincone ha letto, interpretato e commentato la lettera che Oriana Fallaci scrisse a Pasolini dieci giorni dopo l'improvvisa e tragica morte dello scrittore. Parole che la Fallaci avrebbe preferito dirgli a voce personalmente, in risposta alle forti critiche che l’amico le inviò, attraverso una lettera, dopo aver ricevuto copia del libro "Lettera a un bambino mai nato", che egli non apprezzò.
E sullo sfondo scenografico di una scrivania allestita con libri, macchina da scrivere e una bottiglia di liquore, la Mincone/Fallaci si rivolge alla presunta lettera ricevuta quasi fosse Pasolini in persona, riuscendo a far arrivare al pubblico spettatore tutta la delusione provata alla lettura di quella che definì una lettera che Pasolini, in realtà, "scrisse a sé stesso" e lo sconcerto per la notizia della scomparsa appena ricevuta.
A concludere il freddo ma culturalmente caldo pomeriggio cupellese pasoliniano, la visione del corto "Che cosa sono le nuvole?" tratto dal film Capriccio all'italiana, con l'interessante commento di Simone Cicchini, Agostino Mazzarella e Federico Menna e, a seguire, quella di due estratti dal film Mamma Roma del 1962 (la scena iniziale del banchetto nuziale e quella finale della morte di Ettore legato a un letto di contenzione), attraverso i quali gli interventi di Roberta Mele e Marianna Forgione, corredati dalla visione di immagini di opere d'arte, hanno illustrato ai presenti il Pasolini pittore prima che regista, costantemente alla ricerca di quel passato di cui si sentiva figlio dimenticato.
Diversi momenti di emozione e commozione – anche pensando al momento storico che il mondo sta vivendo – hanno spesso avuto il sopravvento ieri e, uniti al clima familiare creatosi, hanno contribuito a delineare un pomeriggio per certi versi insolito ma che rimarrà impresso nelle menti e nei cuori di chi vi ha preso parte.