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A tu per tu con Carla Colamarino, giovane danzatrice cupellese

Perseveranza, convinzione, forza, sacrificio e soprattutto sogni dietro la sua passione per la Danza

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Oggi, 29 aprile, ricorre la Giornata Internazionale della Danza, promossa dall’International Dance Council dell’Unesco e istituita nel 1982 dal Comitato Internazionale della Danza (CID) dell’Istituto Internazionale del Teatro (ITI-UNESCO). La data è stata scelta per commemorare la nascita, nel 1727, di Jean-George Noverre, il creatore del balletto moderno, il più grande coreografo della sua epoca. Per tutta la giornata di oggi, che cade nel 40° anniversario dell’istituzione della ricorrenza, a partire dalle ore 14 (ora italiana) sarà possibile assistere virtualmente alle varie celebrazioni previste (tutti i video saranno visibili sul sito ufficiale della GID): dopo la visione del Messaggio annuale affidato alla danzatrice e Direttore Artistico del Korean National Ballet, KANG Sue-jin, seguiranno cinque produzioni di danza, una per ciascuna delle regioni (Africa, Asia-Pacifico, le Americhe, Europa e Paesi Arabi). 

Lo scopo della celebrazione è quello di riunire insieme le persone e mostrare al mondo la bellezza e diversità dell’arte della danza.”: riporta il Giornale della Danza (https://giornaledelladanza.com/giornata-internazionale-della-danza-2022-il-messaggio-di-kang-sue-jin/).

Per l’occasione, pubblichiamo oggi l’intervista fatta a una giovane danzatrice cupellese, Carla Colamarino, che abbiamo incontrato presso la Biblioteca Comunale di Cupello. Giovane ma con tantissime esperienze alle spalle e soprattutto una profonda e “contagiosa” convinzione: “Bisogna sempre inseguire i propri sogni e le proprie passioni. La mia passione è la danza e per danzare devi avere tanta passione e dedizione”.

E così, sedute a un tavolo tappezzato con tutti i suoi attestati – che uniti diventano quasi una mappa e un compendio della danza contemporanea – mi ha raccontato del suo amore per una disciplina ferrea e dura ma fondamentale per lei sin dalla sua tenera età.

Buon  pomeriggio Carla e soprattutto buona Giornata Internazionale della Danza!

Raccontaci brevemente il tuo percorso formativo come ballerina. Quando ti sei avvicinata alla danza e hai iniziato il tuo percorso, insomma quando ti sei resa conto della tua vena artistica?

Io mi sono avvicinata alla danza all’età di 4 anni, da piccolina. Da subito ho desiderato essere una ballerina. Ho visto in tv alcune ballerine danzare e immediatamente ho detto “Voglio fare danza!”. Tutto è partito dalla mia nonna, lei mi ha iscritto alla scuola di danza “Centro Danza Etoile” di Maria De Liberato, unica scuola di danza presente allora a Cupello, e lei mi ha accompagnato alla mia prima lezione. Da lì è partito tutto quanto.  Dopo aver iniziato con la De Liberato, ho frequentato diverse scuole di danza e nel frattempo, negli anni, ho fatto tantissimi stage con importanti personalità del mondo del balletto, sia italiani che stranieri, provenienti dalla Russia, dall’America, dalla Germania, come ad esempio Frédéric Olivieri, Direttore della Scala di Milano, Loreta Alexandrescu, che fa ugualmente parte dello staff della Scala di Milano, Fabio Crestale, Direttore della Compagnia “I Funamboli” e che insegna a Parigi, Raffaele Paganini, Luigi Martella, Nicoletta Pizzariello dell’opera di Roma, Oliviero Bifulco, Vittorio Galloro, Grazia Galante, Bill Goodson che ha lavorato con Micheal Jackson ed è stato giudice al talent “Amici” di Maria De Filippi, Bella Racinskaja, una grande insegnante che ha tenuto corsi ovunque, ho fatto molta esperienza con lei! 

All’età di 9 anni ho partecipato a “Danzainfiera” a Firenze (NdR: il più grande evento internazionale dedicato alla danza): qui ho preso parte a uno stage-audizione con il maestro, coreografo e direttore artistico Marco Batti e ho passato la selezione. Ciò mi ha permesso, successivamente, di frequentare un campo estivo sulla danza, a Siena, della durata di una settimana, passando ancora una volta le selezioni.

Poi a 12 anni, per un anno, ho frequentato a Fermo la scuola di danza “Nasco danza”, un’accademia fondata e diretta dal 1993 da Lola e Joe Artid Fejzo. Quindi, sono successivamente tornata a Cupello a 13 anni e ho continuato a studiare presso la scuola di Termoli “Studio 3 Ballet” di Sara Marziali, una grande professionista che ha studiato alla Scala di Milano. Con lei ho vissuto moltissime esperienze, la Marziali mi ha preparato per il concorso nazionale Miss Danza Italia, sia quando ho partecipato come concorrente che l’anno successivo quando sono stata invitata come ospite a danzare. Inoltre ho partecipato alle due edizioni di “Tu si che vali” tenutesi a Cupello: mi sono divertita molto, la prima volta ho partecipato come ospite, mentre la seconda ho voluto prendere parte alla gara e in questa occasione ho vinto una borsa di studio. Inoltre sono andata anche in Russia, a San Pietroburgo, a 13 anni, da sola con la mia insegnante di danza. Ci siamo trattenute lì una settimana, abbiamo visitato l’Accademia Vaganova, conosciuto il Direttore, abbiamo assistito alle lezioni, visitato il museo dove erano conservati gli abiti delle più grandi Etoile. È stata un’esperienza unica e bellissima. Anche qui ho partecipato a un concorso e vinto il primo premio. 

È stata dura, molto dura. Un percorso fatto di tante rinunce e tanti sacrifici, non solo miei. Ma è così: per danzare devi avere tanta passione e dedizione, e devi essere pronta a fare molti sacrifici.

Raccontaci meglio della tua esperienza a Miss Danza Italia.

Nel 2018, a 16 anni ho preso parte a questo concorso nazionale nato per volontà di Klajdi Selimi, per il quale viene eletta una ballerina per ogni regione. Io sono stata la vincitrice del premio Miss Danza Abruzzo, premio ricevuto a Cinecittà. Per questa occasione, come ho detto, sono stata preparata da Sara Marziali. Ne sono molto orgogliosa. E l’anno successivo mi hanno richiamata come ospite per la seconda edizione del concorso.

Quindi immagino che la tua nonna, che ti “ha iniziato” a questo percorso, sia adesso una delle tue più grandi sostenitrici? 

Sì sì, senza dubbio! Mi ha iscritto alla scuola di danza perché sapeva che a me piaceva tanto danzare e lei stessa mi ha accompagnato a danza, come ho detto, dove ho scoperto tutto un mondo mio che da subito mi ha affascinato. Da subito ho detto “Questa è la mia strada”. Ma entrambe le nonne,  sia quella paterna che quella materna, mi sostengono.

Hai parlato di un anno trascorso a Fermo. Ti va di raccontarci meglio di questa esperienza? Come vi siete organizzati con la tua famiglia?

Sì, certo. Durante il campo estivo frequentato a Siena, mi notò un’insegnante che mi consigliò di recarmi a Fermo presso la prestigiosa accademia “Nasco Danza” diretta dalla maestra Lola Fejzo, Etoile dell'Accedemia di Tirana. Essendo nelle Marche, all’inizio mi recavo lì con il treno: avevo 10 anni, prendevo il treno due volte la settimana insieme a mia madre, andata e ritorno, con sole, pioggia, neve, indipendentemente da qualsiasi cosa. Poi, siccome sia per la lontananza che per le spese, continuare così era diventato insostenibile, insieme alla mia famiglia abbiamo deciso di trovare una sistemazione a Fermo. Ma, dal momento che mio padre lavorava in Abruzzo e mio fratello era molto piccolo, insieme abbiamo deciso che mi sarei trasferita da sola. E così è stato: per inseguire il mio sogno e la mia passione, ho cambiato per un anno la mia vita, ho lasciato la scuola e il resto in Abruzzo e ho vissuto in una casa famiglia gestita da alcune suore a Fermo. Tornavo il fine settimana ma non sempre perché nel week end spesso si tenevano lezioni, stage con maestri importanti. È stata una esperienza bellissima perché mi ha formata e mi ha permesso di imparare tante cose, anche per la vita in generale, mi ha imparato a vivere, ad esempio se devo viaggiare so come fare e muovermi, se deve affrontare un problema riesco a trovare una soluzione. Devo ringraziarle le suore.

E avevi momenti in cui ti mancava casa, la tua vita a Cupello, in un certo senso più semplice?

Sì, vari momenti. Lì ero l’unica che faceva questa disciplina, la danza. Le altre ragazze stavano nella casa famiglia perché dovevano starci. Lì ero sola, in un certo senso, e me la sono dovuta cavare da sola. Inoltre c’erano regole da rispettare. È stata in generale una fatica grande ma alla fine ne è valsa decisamente la pena.

Come era una tua giornata tipo a Fermo?

La mattina, dopo la sveglia, mi recavo a scuola a piedi sia all’andata che al ritorno, al rientro pranzavo e alle 15 ero già in sala a far danza, fino alle ore 20. Poi rientravo e studiavo la notte. 

E riuscivi a conciliare la tua passione con lo studio?

Sì, dovevo per forza riuscire perché la scuola serve. A chi vuole intraprendere questa strada sento di dire che non serve solo il diploma nella danza ma anche la scuola. Io ho studiato Finanza e Marketing, quindi ambito economico, presso lo Studio Frentano di Vasto e mi sono diplomata lo scorso anno. Per il resto spesso ho dovuto fare tante rinunce, oltre ai tantissimi sacrifici, ma non me ne pento.

Complimenti davvero per la tua perseveranza e forza di volontà e complimenti  anche ai tuoi genitori perché immagino quanto ti abbiano sostenuto nel realizzare piano piano il tuo sogno.

Sì, ai miei genitori devo tutto. Li ringrazio tutti i giorni per la persona che sono e per i sacrifici che hanno fatto e fanno tutt’ora. Pensa: io tutte le sere vado a Termoli, parto alle 18 e fino alle 20 sto lì. Mio padre mi accompagna tutti i giorni, tranne il martedì e giovedì quando prendo l’autobus per essere a scuola alle ore 14, ho lezione fino alle 20 e poi rientro a casa. Anche il mio ragazzo Francesco mi accompagna molte volte e lo ringrazio tantissimo perché mi sostiene sempre e mi sta sempre accanto, in  ogni momento.  Così come mio fratello Emanuele.

Hai avuto uno o più momenti in cui hai pensato “Non ce la posso fare!”?

Sì, tanti. Purtroppo quello della danza è un mondo in cui, magari, hai quell’attimo di felicità ma puoi anche non averne, come un po' per tutti. Ripeto, bisogna fare tanti sacrifici e per arrivare a un livello alto bisogna esercitarsi e studiare tanto tanto. Io facevo lezioni di 3 - 4 ore al giorno. 

Qual è lo stile di danza che prediligi?

Prediligo il classico e la Danza di carattere che sarebbe lo studio delle danze popolari, ad esempio la danza spagnola, ungherese, russa. È molto bello!

Quando devi prendere parte a qualche spettacolo e creare una coreografia come ti prepari? Come ti approcci a un pezzo musicale o a un personaggio da interpretare?

Dipende dal tema del pezzo e della coreografia. Ad esempio, quando ho partecipato allo spettacolo sulla violenza contro le donne che si è tenuto qui a Cupello, “Il mio nome potete metterlo voi”, con l’attrice e regista Giuliana Antenucci, dopo aver scelto la musica, in base ad essa ho cercato di esprimere tutto il dolore che ha provato la donna in quel momento e quello che si portava dietro. Esprimendo questo sono riuscita a dare un senso al movimento, tramite l’espressione. E l’empatia. Quando devi interpretare un ruolo devi sempre pensare a come e cosa vive quella persona, devi immaginarti nella sua vita. E in base a ciò finisci per raccontare la sua storia. Quest’anno, ad esempio, sto studiando diversi ruoli, come Carmen e Mercedes, delle zingare: studio i personaggi prima rispetto al testo e poi mi immedesimo in loro, studiando i movimenti, la mimica e poi tutto il resto. È dar vita e voce a un insieme di emozioni. Se devo interpretare il “Cigno nero” e il “Cigno bianco”, per il primo mi concentrerò, ad esempio, nel rendere la forza attraverso la durezza dello sguardo, per il secondo punterei più sulla delicatezza dei movimenti. 

E prima di un spettacolo cosa provi?

Io sono un po' ansiosa, quindi all’inizio, dietro le quinte soprattutto, quando non puoi ancora salire sul palco, provo tanta agitazione. E lì poi mi esalta l’odore della pece, dei costumi appena arrivati, delle lacche… Però poi non appena sento la musica mi calmo, mi immergo nel mio mondo ed è finita… sono lì, ballo e basta

Ti è mai capitato di dimenticare la coreografia?

Sì, l’agitazione fa anche questo. Quando hai tante coreografie da ricordare ci può stare anche. Io di solito mi aiuto con i costumi: associo le coreografie ai costumi di scena e ciò mi permette di ricordare qualora dovessi avere dimenticanze improvvise.

Immagino tu abbia un professionista ballerino a cui ti ispiri. Chi è? Hai mai avuto la fortuna di incontrarlo?

Il mio modello è Carla Fracci. La adoro e purtroppo non ho mai avuto la fortuna di incontrarla. Dovevo farlo ma causa Covid non è stato possibile, poi lei è venuta a mancare e… Ho visto invece Roberto Bolle che rappresenta per me un altro grande esempio: lui è davvero il massimo, ha fatto tanti sacrifici.

Hai citato due Grandissimi del mondo della Danza, un uomo e una donna. Ti è capitato, nelle tue esperienze o nel rapporto con altri colleghi, di vivere o percepire momenti di disparità nel rapporto uomo- donna, ballerino-ballerina? 

C’è ancora qualcuno forse che magari pensa che la danza sia una prerogativa della donna ma non è così. Forse è ancora un po' un luogo comune ma nella danza c’è assoluta parità; almeno per quello che posso raccontare partendo dalla mia esperienza. Ovviamente i ruoli maschili e femminili sono differenti, pensiamo ad esempio ad alcuni esercizi che si fanno: ad esempio l’uomo deve fare le prese e quindi spesso sono prediletti esserci di forza. Ma generalmente nella danza i ruoli sono uguali.

Hai parlato di Covid; come hai vissuto il periodo di lockdown? La Danza, come tutto il modo dello spettacolo ne ha risentito molto, purtroppo.

È stata dura, si è bloccato tutto. Io mi sono allenata a casa, tutti i giorni da sola, per almeno due ore al giorno se non di più. Ho acquistato gli attrezzi necessari per esercitarmi, come elastici per le aperture, i pesi… La Maestra mi guidava mandandomi indicazioni per gli esercizi da fare. Ci sentivamo costantemente, le inviavo i video delle coreografie e degli esercizi in modo che poteva controllare e correggermi. Non era possibile fare spettacoli, esibirsi sul palco e per noi che riteniamo fondamentale il rapporto con il pubblico è stato davvero difficile.

Attualmente in cosa sei impegnata? Cosa stai facendo? Hai detto che ti rechi quotidianamente a Termoli.

Attualmente mi dedico costantemente alla danza. Frequento sempre la scuola di Sara Marziali a Termoli. Sto seguendo un corso per insegnare danza, una sorta di tirocinio in cui affianco un’insegnante in tre corsi diversi con allievi che hanno dai 5 agli 8 anni, dai 10 a 12 e dai 13 in poi. È una sorta di praticantato. Sto imparando tantissimo perché per danzare bene devi conoscere anche la tecnica e stando accanto a questa maestra posso conoscere sempre meglio la tecnica e posso migliorare me stessa, in tutti gli stili, sia classico che moderno.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Fare più esperienza possibile e poi aprire una scuola tutta mia: questo è il mio progetto, da quando ho 4 anni! Vorrei rimanere qui a Cupello e dare spazio ai giovani, voglio che le bambine imparino cosa significano la danza e il fare sacrifici per una propria passione. E voglio che in questo paese ci sia una scuola di danza perché io sono sempre dovuta andare fuori, altrove. Voglio dare, dare tanto e dar modo alle future ballerine di studiare qui, a Cupello.

Ti fa paura il futuro?

Ci penso sempre al futuro, un po' mi fa paura però poi mi dico “Se non ci provo cosa succede?”. Se non ci avessi provato con l’esperienza nelle Marche non sarei quella che sono oggi. Bisogna essere paziente e fare tanto lavoro ma il momento arriva. Bisogna sempre inseguire i sogni.

Quali consigli senti di dare ai futuri ballerini e ai genitori che vivono con i loro figli gli stessi sogni?

È dura, l’ho detto più volte, ma se questo mondo ti piace non è pesante, se non mi fosse davvero piaciuta questa vita non sarei andata avanti. Perché, ripeto, è una vita di sacrifici e tutto è sacrificato. Tutto per una disciplina che ti forma, una disciplina ferrea, anche mentalmente, una disciplina che ti aiuta anche a non fare scemenze e a capire cosa è fondamentale nella vita e quanto tu tieni a raggiungere un obiettivo. Ci sono tante possibilità di abbattersi ma credo che devi essere sempre tu a rialzarti e a crearti l’occasione per rialzarti. Magari talvolta sono anche le altre persone che te la creano ma è raro, dipende in primis da te stesso. 

Ai genitori consiglio di “star dietro” ai propri figli, di supportarli e spronarli il più possibile ed essere in un certo senso permissivi rispetto alla loro passione. I miei hanno capito la mia passione e l’hanno vissuta con me, mi hanno sempre detto “Vai, buttati, fai. Non ti preoccupare, ti seguiamo noi!”. Quindi sento di dir loro di non “far buttare via” la passione. Se c’è la passione si può diventare qualcuno veramente. E questa cosa vale non solo per la danza ma anche per tutti gli altri sport.

C’è qualcosa che rimpiangi o di cui ti sei pentita?

Rimpiango e mi pento per le tante volte che non sono stata forte quando qualcuno mi ha preso in giro e/o trattata male, ma non solo nella danza. Anche nella vita di tutti giorni, mi dispiace quando ci sono gelosia e invidia. Io sono una persona calma e tranquilla, serena e ne soffro. Insomma, rimpiango il mio non essere stata abbastanza forte in passato, ad esempio ho pianto per tante amicizie finite. Ho rinunciato a tante cose ma non me ne pento. Mi pento di quelle situazioni in cui, quando non sono stata trattata bene, sono stata incapace di reagire. Mi pento per aver creduto ad amicizie sbagliate, che mi hanno fatto male. Per il resto rimpianti zero, sono strafelice di quello che ho fatto finora nella danza. Il mio sogno lo sto avverando e bisogna sempre credere nei sogni, sempre sempre. Perché avere un sogno e riuscire a realizzarlo è la cosa più bella che ci sia.

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