Partecipa a ValSinello.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L’Asenelle d’ore.it – La Radura – Perpetua: intorno alla Resurrezione/1

(Con una premessina sulle ultime parole di Gesù)

redazione
Condividi su:

Con il presente articolo sulla Resurrezione, si chiude la trilogia su alcuni degli aspetti importanti del Cristianesimo. Anch’esso sarà in tre puntate per non impegnare troppo il lettore in questo periodo estivo. (N.d.A.)

 

 La Resurrezione riveste senza dubbio un’importanza fondamentale nel Cristianesimo e nella sua visione del mondo. Infatti, «Se Cristo non fosse risorto, - avverte Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi, al cap. 15-vana sarebbe la nostra fede». E si capisce, perché, in tal caso,  significherebbe che, da oltre duemila anni, molti milioni di persone fondano il percorso della loro vita, molto spesso vissuta con tanti sacrifici, contrariamente al “mondo”, ai suoi piaceri e alle sue scorciatoie, sulle promesse di vita eterna di un “terrorista” ebreo, che aveva osato definirsi “re dei Giudei,” come recitava la tabella inchiodata alla croce con la motivazione della condanna, espressa in latino e in greco, punito dai Romani con la crocifissione (il massimo della pena all’epoca, riservata ai delinquenti comuni e agli schiavi ribelli come Spartaco e i suoi compagni), morto e semplicemente sepolto.

  Già, ma come avvenne questo, che cosa ci raccontano i Vangeli in proposito, chi fu, o furono i testimoni di ciò e quali sono le mille sfaccettature di questo misterioso e straordinario avvenimento?

  Ma prima di addentrarciintale argomento, facciamo un piccolo passo indietro per vedere quali siano state le ultime parole di Gesù sulla Croce (ciò tratterà particolarmente questa prima parte), perché, senza scomodare i Vangeli apocrifi, anche tra quelli canonici ci sono delle differenze, avvertendo però che l’agonia di quest’Ultimo durò ben tre ore, da mezzogiorno (l’ora sesta, secondo la scansione romana del tempo) alle tre del pomeriggio (l’ora nona) e che, secondo la medicina legale, l’atroce effetto finale della crocifissione sarebbe il collasso per distacco dei polmoni del condannato, sotto il peso del corpo, fatto che forse impedirebbe di dire molto, considerata anche l’altezza da terra della suddetta croce, che oltretutto confonderebbe eventuali ultime parole, a meno che esse non fossero state dette all’inizio della stessa agonia.

  Secondo il Vangelo di Marco, che, lo ricordiamo ancora, sarebbe il primo, cronologicamente, ad essere stato scritto, sulla base, certo, dei ricordi dell’Evangelista stesso, che si ritrae come il giovane che scappa lasciando cadere un lenzuolo nell’Orto degli Ulivi durante l’arresto del Salvatore,ma anche di quelli di Pietro, di cui fu segretario avendolo accolto nella sua comunità di Alessandria d’Egitto dopo la diaspora del 70 d.C., esse furono, subito prima dell’alto grido finale di collasso, (cap. 15, 34 e 37):«Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemàsabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». […] Ma Gesù, dando un forte grido, spirò».

  Invece,quello di Matteo (secondo la tradizione era un esattore delle tasse, a conoscenza, quindi, del governatore romano Pilato e dei componenti del Sinedrio, tanto da riportarci le loro reazioni)è stato scritto dopo tale diaspora, raccogliendo, quasi da giornalista abituato ai contatti con i palazzi del potere, i ricordi che, sulla vita di Gesù, circolavano nella comunità ebraica di Gerusalemme in esilio e alle prese con la diffusione del Cristianesimo tra i popoli di lingua greca.In esso si vuole assolutamente ribadire appunto “l’ebraicità” del Salvatore, venuto quindi soprattuttoper i suoi correligionari.Per questo Vangelo, come per quello di Marco, dunque, le ultime parole di Gesù furono, (cap.,27,v.46 e v.50) subito prima del collasso finale: «Verso le tre,Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemàsabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» […] MaGesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito.

A quello di Matteo, fa da contraltare la versione di Luca, secondo la tradizione istruito medico di cultura greca, che scrive il suo Vangelo negli stessi anni, basandosi, come lui stesso afferma nella dedica iniziale a Teofilo (ossia, stando al significato greco composto del nome, a “Colui che ama o cerca Dio”, quindi, potenzialmente, a tutti noi), sui princìpi appunto di detta storiografia, che prescrive di sentire innanzitutto i testimoni dell’avvenimento raccontato, tra i quali nel nostro caso risulta essere fondamentale Maria di Nazareth, Madre di Gesù, di cui, sempre secondo la tradizione, Luca dipinse anche un ritratto oggi venerato a Bologna (infatti è anche il patrono dei pittori, oltre che degli scrittori e dei medici). Il Vangelo di Luca difatti è l’unico che racconta episodi relativi alla nascita e all’infanzia di Gesù, nonché altri, come quello del “buon ladrone”, che, solo un testimone oculare sotto la Croce, come la Madonna, che vi restò tutto il tempo dell’agonia, avrebbe potuto riferire.Infatti quest’ultimo episodio sarebbe da collocare all’inizio di detta agonia, mentre le ultime parole, secondo questo ed altri testimoni, pronunciate intorno alle tre del pomeriggio, furono (cap. 23,46):Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò».

  Fuori dal coro dei Vangeli sinottici, si colloca quello secondo Giovanni, scritto intorno al 90 d.C., il cui autore, mettiamola così, sembra presentare molte più affinità con un esperto teologo come Nicodemo, che con il più giovane degli Apostoli, molto amato da Gesù, nonché autore della visionaria Apocalisse,e sembra essere più interessato a ciò che quelle ultime parole significano in senso appunto teologico, che all’esattezza di queste ultime, come dimostra il fatto che lega il gesto di porgere l’aceto al Salvatore agonizzante all’adempiersi delle Scritture. Comunque, secondo questa versione esse furono: (cap. 19,30): «Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

  Come si vede, a parte quello di Giovanni che segue un’impostazione tutta propria, l’unico particolare su cui sembrerebbero essere d’accordo gli altri tre Vangeli, sarebbe quello del grido che accompagna il collasso finale dei polmoni del condannato a cui segue immediatamente la morte. Tuttaviale altre parole, riportate da ciascuno dei tre Vangeli sinottici, sembrerebbero essere legate ad una questione di prospettiva diversa con cui ciascun evangelista, nonché i relativi testimoni, raccontano i fatti. La percezione di tali ultime parole, infatti dipende dalla distanza di detti testimoni dal fatto raccontato, nonché dallo stato d’animo dello stesso testimone ed ancora dalla memoria che, dopo un certo numero di anni, distorce successione dei fatti e parole riferite. Diciamo questo perché, soprattutto per quanto riguarda il Vangelo di Luca, Maria, il principale testimone sotto la Croce, non sarebbe stata certo in grado di tenere a mente eventuali ultime parole, nonché l’Evangelista di lingua greca di tradurre dall’ebraico le parole riferite da Marco e Matteo, cosicché quelle riportate da Luca sembrerebbero essere più un’interpolazione, un’aggiunta che cerca di riempire un vuoto tra le parole “ Padre,…”, con cui Gesù si rivolge al Genitore celeste, e il grido finale con morte, con cui la tragicissima scena si conclude.

(continua)

Perpetua

 

 

Dopo l’interlocutoria premessa della prima parte, passiamo ora all’oggetto principale del nostro articolo, ossia alla Resurrezione, in cui, una volta avvertito che l’annuncio e la diffusione della quale si deve alla squisita sensibilità del genio femminile, si può distinguere tra i Vangeli sinottici,secondo cui ad accorgersi di essa furono le “pie donne” e quello di Giovanni, secondo cui sarebbe stata la sola Maria di Magdala.

Secondo i primi, tali “pie donne” erano state attente al luogo dove veniva posto il Salvatore, con i Vangeli di Matteo, Marco e Luca che ci riportano precisamente i loro nomi: Maria madre di Gesù, Maria di Magdala, Maria, madre dei figli di Zebedeo, Giovanna, Maria, madre di Giacomo il minore e Ioses e Salome,le quali si recarono al sepolcro il primo giorno dopo il sabato, per ungere il corpo di Gesù con le essenze funerarie e poi avvolgerLo in bende, come prescriveva il rituale ebraico di sepoltura di derivazione egizia, trovandolo però già vuoto. Invece,secondo quello di Giovanni,  andò al sepolcro la sola Maria di Magdala, anche perché il rituale di sepoltura di cui sopra sarebbe stato già compiuto nelle ultime ore prima del sabato, da Giuseppe di Arimatea insieme a Nicodemo, di cui ci siamo già occupati in precedenti occasioni.

  Proseguendo con il racconto dei Vangeli sinottici dunque, il giorno dopo il sabato si recarono di buon mattinoal sepolcro: secondo Marco (cap.16,1) Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e Salome; secondo Matteo (cap.28,1) Maria di Magdala e l’altra Maria, con l’aggiunta, nel versetto successivo, di un terremoto che fa scappare le guardie poste là e rotola via la pietra dell’ingresso; e infine, secondo Luca, (cap. 24,10) Maria Maddalena (o di Magdala), Maria, madre di Giacomo, e Giovanna.

  Tali “pie donne” incontrano al sepolcro uno o due angeli, che dicono loro…ma facciamo parlare direttamente le varie versioni.Secondo Marco (cap. 16,4-8):

[…] Alzando lo sguardo, osservarono che la pietra era già stata fatta rotolare, benché fosse molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano posto. Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: «Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»». Esse uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore. E non dissero niente a nessuno, perché erano impaurite. […]; 

  Secondo Matteo, invece (cap.28, 1-7):

  […] Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l'altra Maria andarono a visitare la tomba. 2Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa.Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve 4Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. 5L'angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete». Ecco, io ve l'ho detto». […].

 Secondo Luca, infine (cap. 24,1-10):

[…]Il primo giorno della settimana, al mattino presto esse si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. 2Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro 3e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante5Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea 7e diceva: «Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno»». 8Ed esse si ricordarono delle sue parole 9e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. 10Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo […].

  Ma non basta, perché nei versetti successivi delle versioni dei Vangeli di Marco e Matteo viene raccontato come Gesù abbia smentito perfino gli angeli, visto che non aspettò certo di ritornare in Galilea per apparire a qualcuno, ma anzi si manifestò prima a Maria Maddalena e ad altre donne che erano con lei, a significare il rapporto speciale che aveva con il genere femminile, non considerandolo certo inferiore o peggio rispetto a quello maschile, come nella mentalità del tempo in cui le donne non potevano nemmeno rendere testimonianza in tribunale (tanto che gli Apostoli, in prima battuta, considerarono “vaneggiamenti” i racconti di queste ultime sulla Resurrezione), ma addirittura dichiarandole degne di essere depositarie di importanti considerazioni teologiche in ogni incontro che aveva con loro (su cui ci si ripromette di ritornare).

Si comincia dunque con il Vangelo di Marco, in cui si afferma (cap. 16, 9-11) che:

 

[…]Risortoal mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. 10Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. 11Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. […]

 

Gli fa eco quello di Matteo, in cui si dice (cap, 28, 8-9) che:

[…]le donne corsero a dare l'annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. […]

 

Nonostante l’incredulità iniziale, dovuta anche al pregiudizio maschilista corrente, per cui Gesù li rimprovera decisamente, Pietro e Giovanni si trasformano poi quasi in agenti di polizia scientifica sulla scena del crimine, in questo caso di sottrazione di cadavere, e corrono al sepolcro per constatare che cosa fosse successo. Ecco quasi il loro rapporto, riassunto e confermato in un solo versettodalla versione di Luca (cap. 28, 12): «Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto le bende» e soprattutto secondo Giovanni (cap. 20, 3-7):

[…] Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5Si chinò, vide le bende posate là, ma non entrò. 6Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò le bende posate là, 7e il sudario - che era stato sul suo capo - non posato là con le bende, ma avvolto in un luogo a parte. […]

Comunque, tutti i Vangeli sembrano concordare sul fatto che l’apparizione a Maria di Magdala (o Maddalena) sia stata la prima e non importa se questa sia stata in compagnia di altre donne o meno (anzi, secondo Giovanni, come già accennato, essa sarebbe stata proprio la sola a recarsi al sepolcro prima di tutte le altre), a significare appunto lo speciale rapporto che la legava al Salvatore, suscitando forse le gelosie degli altri discepoli, tanto che l’evangelista Luca tiene subito a specificare come la Maddalena fosse stata quella da cui Gesù aveva cacciato sette demoni (ossia, secondo la simbologia biblica, un numero indeterminato di demoni, in cui però la parola demone, standoal significato greco e alla sua traduzione italiana in demònio o dèmone, oltre alla personificazione del male (il Demònio), sta anche ad indicare talenti e sensibilità individuali (i dèmoni, le ossessioni per la pittura, la poesia, il gioco, ecc.), posseduti, però, in modo disordinato), ossia, quindi, stando a significare l’incertezza del confine tra follia e possessione diabolica, nonché tra follia e talenti naturali.

************

 

Tornando dunque all’apparizione alla Maddalena, con cui apriamo questa terza parte, ecco come questa viene raccontata da Giovanni in 20, 1-3 e soprattutto in 20, 11-17:

[…] Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». 3Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. […]

[…]Maria invece stava all'esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro 12e vide due angeli in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù13Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto». 14Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. 15Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove l'hai posto e io andrò a prenderlo». 16Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!». 17Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre […]

Quando dunque la Maddalena arriva per la prima volta al sepolcro, è ancora buio, prima che sorga il sole, e già trova che la pietra è stata rotolata via (dunque i Vangeli sono tutti d’accordo che il sepolcro avesse una pietra che lo chiudeva, anche se Giovanni aggiunge la presenza di un giardino), segno che la Resurrezione è già cominciata, ma quando poi ritorna al seguito di Pietro e Giovanni, agenti di polizia scientifica, e si affaccia sulla soglia del sepolcro dopo il loro sopralluogo, fotografa la sua conclusione perché vede “due angeli in bianche vesti, [il “pittore” Luca è molto più preciso e definisce questiessere “in abito sfolgorante”, mentre per Matteo l’angelo della Resurrezioneè così descritto:“Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve”] seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù”. Dopo di ciò, la Maddalena vede finalmente il Risorto in piedi, scambiandolo inizialmente per il custode del giardino (più probabilmente della necropoli su cui affacciavano i vari sepolcri scavati nella roccia), l’incontro con Questi viene così descritto: “Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» - che significa: «Maestro!».Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre

Già, ma perché il Risorto dice di non trattenerlo (traducendo così il latino “noli me tangere”, che significa in prima battuta soprattutto “non mi toccare”? Forse perché aveva in Sé una quantità tale di energia derivante dalla Resurrezione che avrebbe finito col danneggiare la Maddalena?

Diciamo questo perché dagli studi sulla Sindone (che comunque resta valida anche per la versione di Giovanni, perché il lenzuolo potrebbe essere stato comunque utilizzato per il trasporto del feretro di Gesù, ma ancor più, come si vedrà) sembra che l’impressione fotografica di quest’ultimo sia stata causata dalla bruciatura superficiale del tessuto con una certa quantità di energia, in un processo che, iniziato in questa occasione, terminò appunto all’alba del primo giorno dopo il sabato, quando Gesù ricevette dagli Angeli, che poi la Maddalena vide a capo e ai piedi del sepolcro, o generò autonomamente, o per entrambe, un’energia tale da far rompere i sigilli che tenevano insieme le bende, poche o molte che siano. 

Parliamo di“bende” perché la parola “teli”, che figura nell’ultima versione Cei, abbiamo già detto come sembrerebbe essere stata usata proprio per mettere d’accordo le varie versioni dei Vangeli sinottici con la presenza della Sindone che non figura in quella di Giovanni, considerando anche che, eppure, nella resurrezione di Lazzaro Gesù comanda di sciogliere appunto le bende che intralciavano il suo passo per lasciarlo andare (cfr. Quel funerale di sera a Gerusalemme su “Immi” e Giuseppe di Arimatea, nonché Nicodemo2 sul blog www.apassoduomo.it ).

Dopo di ciò, si liberarono così le mani, del Risorto, che, ormai sveglio e ad occhi aperti, si sbarazzò prima delle poche bende e della Sindone, come una farfalla si libera dell’involucro della crisalide, e poi tolse dal volto il sudario di bisso che gli era stato posato sul capo (in pratica quello che oggi si venera sotto il nome di Volto Santo di Manoppello), che simboleggia esso stesso, con le sue trasparenze, l’attesa della luce della Resurrezione (anche questo pare sia stato impressionato fotograficamente allo stesso modo della Sindone ma, significativamente, qui, nella “foto”, Gesù si presenta con gli occhi aperti), riponendolo poi in un luogo a parte, a significare l’importanza che aveva per Lui, come si legge appunto nel “rapporto degli agenti di polizia scientifica” Pietro e Giovanni.

Etutto ciò senza scomodare il filone “fantascientifico” di interpretazione delle Scritture (perché pare ci sia anche questo), che vorrebbe l’utilizzo da parte di Gesù e del Padre celeste, in quanto Essere onnipotente e intelligentissimo, di alcune facoltà quali l’invisibilità, il potere di passare attraverso i materiali più disparati (tipo teletrasporto, per intenderci) e la padronanza di forme a noi sconosciute di energia.

Dunque, ricapitolando, ecco come potrebbe essere andata, mettendo insieme gli elementi sicuri che si ricavano dalle varie versioni dei Vangeli e da altri elementi come appunto gli studi più recenti sulla Sindone.

Gesù, allora, morì, emettendo un alto grido, dopo un’agonia di tre ore molto animata dall’episodio del “buon ladrone” eda altre circostanze riferite da vari testimoni a seconda delle loro posizioni rispetto all’evento e alla loro sensibilità, alle tre del pomeriggio del venerdì, vigilia del riposo del sabato, presumibilmente di un mese della prima parte dell’anno, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa (che duravano in carica sei mesi), essendo Ponzio Pilato governatore romano di quella turbolenta provincia per conto dell’imperatore Tiberio e nell’anno in cui vi fu un’eclissi totale di sole visibile da Gerusalemme (comunque, a quanto pare, dopo il 29 d.C., anno a cui risale la coniazione della monetina che pare sia stata posta sull’occhio sinistro dell’uomo della Sindone). 

Fu poi sepolto in una grotta scavata nella roccia, che affacciava probabilmente, insieme alle altre tombe della necropoli, su un piccolo giardino, in fretta e furia perchéal tramonto, ossia intorno alle sei del pomeriggio, già cominciava il riposo del sabato, a cura di Giuseppe di Arimatea e, secondo Giovanni, di Nicodemo, come si legge nel corrispondente passo del capitolo (19,38-42):

[…] Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. 39Vi andò anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa trenta chili di una mistura di mirra e di àloe. 40Essi presero allora il corpo di Gesù e lo avvolsero con bende, insieme ad aromi, come usano fare i Giudei per preparare la sepoltura. 41Ora, nel luogo dove era stato crocifisso, vi era un giardino e nel giardino un sepolcro nuovo, nel quale nessuno era stato ancora posto. 42Là dunque, poiché era il giorno della Parasceve dei Giudei e dato che il sepolcro era vicino, posero Gesù. […]

 Da questo brano, sembra addirittura che l’Unzione del corpo di Gesù con le essenze funerarie, mirra ed aloe, sia avvenuta sullo stesso luogo della Crocifissione e che solo in un secondo tempo esso sia stato trasportato fino al Sepolcro, senza quindi la presenza di alcun lenzuolo pulito (diventata poi la Sindone).

 E allora? Possibile che alla Sindone si neghi addirittura l’esistenza, togliendo così validità su questo punto ai Vangeli sinottici, o che, viceversa, questi ultimi levino valore a quello di Giovanni? La questione si risolve pensando che ciascuno di essi possegga e ci fornisca il proprio pezzetto di verità, anche considerando che i testimoni dei Vangeli sinottici ci riferiscono quanto detto loro dallo stesso Giuseppe e non sono certo a conoscenza di Nicodemo e del legame tra quest’ultimo e Giuseppe di Arimatea, appartenenti entrambi alla corrente di minoranza del Sinedrio più “morbida” nei confronti di Gesù, cosicché, per farla breve, i due hanno avvolto il corpo di Gesù, dopo l’Unzione con le essenze funerarie, in quel lenzuolo pulito di cui sopra, trasportandolo così fino al Sepolcro(qui, nella Basilica ad esso dedicata, oltre al sepolcro vero e proprio, si venera anche la cosiddetta “Pietra dell’Unzione”), dove Lo avvolsero in qualche benda, per il limitato tempo a disposizione prima del tramonto,ponendogli poi il sudario di bisso sul capo.

 In questa ricostruzione, dunque, la Sindone svolge un ruolo tutto sommatosecondario, con una storia tutta sua attraverso cui è giunta fino a noi (anche perché il Risorto sembra aver avuto  più cura per il sudario di bisso), eppure, come si diceva prima, in essa troviamo le prime avvisaglie della Risurrezione, visto che, probabilmente, dopo il trasporto fino al Sepolcro, a cura dei due necrofori Giuseppe di Arimatea e Nicodemo, la Sindone, impregnata dalle essenze funerarie, veniva impressionata fotograficamente e tridimensionalmente da un’energia sconosciuta, con cui evidentemente era già cominciato il processo di ritorno alla vita.

Tale processo continuò per tutto il sabato per concludersi prima dell’alba del primo giorno della settimana, quando la Maddalena vide i due angeli a capo e ai piedi del sepolcro, che aiutarono il Risorto nella fase finale del processo, a liberarsi delle poche bende e della Sindone, nonchéa rivestirsi. Subito dopo, Lo incontrò, scambiandoLo per il custode della necropoli, ancora pieno di quella energia sconosciuta,per cuiavvisò la Maddalena di non toccarLo (questa situazione è stata illustrata in alcune dipinti dal titolo appunto Noli me tangere, come quello di Dante Gabriel Rossetti). Ciò è quel che racconta Giovanni, ma pure per gli altri Vangeli, il primato nell’apparizione spetta comunque alla Maddalena, anche se questa si presenta insieme alle altre “pie donne” (qualcuno potrebbe dire come sia stata posta sotto la tutela di queste ultime, considerata la prevenzione che gli altri discepoli avevano verso di lei e che s’intravede leggendo la versione di Luca). Seguono poi tutte le altre apparizioni, ai discepoli di Emmaus e agli apostoli riuniti nel Cenacolo, escluso Tommaso, a cui sarà riservata un’apparizione a parte, otto giorni dopo, simboleggiando questi ciascuno di noi che non crediamo facilmente, ma abbiamo sempre bisogno di qualcosa di tangibile.

  Inoltre, per limitarsi al solo processo di Resurrezione, si può dire che esso sia probabilmente consistito nell’applicazione, o nella generazione interna, o di entrambe, di un’energia a noi sconosciuta, capace però, da una parte di impressionare fotograficamente e tridimensionalmente, prima la Sindone e poi il “Volto Santo di Manoppello”, e dall’altra, soprattutto, di riattivare dal nulla il processo di rigenerazione cellulare, in pratica, come se tutte le cellule del corpo abbiano compiuto nelle poche ore che separano la sepoltura dalla Resurrezione, il viaggio all’inverso per ritornare di  carattere embrionale  e quindi capaci dicostruire l’organismo e poi di accrescersi, accelerando di parecchie volte i tempi naturali di costruzione dei vari tessuti, fino a formare la struttura di un uomo maturo.

 Come già accennato sopra, il processo iniziò più o meno durante la sepoltura, comunque quando il feretro ebbe un momento di stasi dopo la morte e si concluse all’alba del primo giorno della settimana dopo il sabato, nel momento in cui i due Angeli visti dalla Maddalena (a proposito, per quel filone fantascientifico d’interpretazione gli abiti bianchi e sfolgoranti di questi ultimi sarebbero da intendersi quasi tute spaziali) forse applicarono l’ultima carica di quella energia sconosciuta (tipo quella, per intenderci, dei defibrillatori) tale da risvegliare totalmente il Salvatore per permettergli poi di mettere da parte, con la massima cura, il “Volto Santo di Manoppello”, ossia “il sudario che gli era stato posto sul capo”.

  Come si è visto, si tratta comunque di un evento, quello della Resurrezione, che resta in maggior parte straordinario e inspiegabile, sebbene i progressi della scienza consentano di dare qualche spiegazione in più, da accettare in ogni caso per fede, immediatamente o per un fatto accaduto nella propria vita, come Tommaso, in ogni modo con la consolante certezza di essere anche noi destinati a risorgere, in quanto fratelli di Cristo nel Battesimo (anzi, addirittura membra “virtuali” del Suo corpo), in quanto Suoi coeredi del Padre e, soprattutto, in quanto ci siamo sforzati di essere Suoi imitatori nella nostra vita.

 

Perpetua

 

 

 

 

 

 

 

Condividi su:

Seguici su Facebook