Il 2 e 3 novembre 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, Cupello fu bombardata dagli angloamericani e pagò a caro prezzo l’odio che ottanta anni fa inondava l’Italia, furono infatti 126 le innocenti ed inermi vittime di quel bombardamento.
Pochi giorni prima del bombardamento, la situazione era questa: Cupello era occupata dalle forze tedesche della XVI^ divisione corazzata che, tentarono di ripararsi proprio per sfuggire ai bombardamenti anglo-americani. I cittadini furono costretti a portare viveri alle truppe tedesche sul Trigno, altri a scavare con picconi e pale le trincee nella zona di Fossacesia. Gli alleati erano già sbarcati in Sicilia con l’obiettivo di risalire la penisola e vedevano in Cupello una base logistica con ottimo accesso sulla Statale Adriatica n.16.
Sia il bombardamento del 2 che quello successivo del 3 novembre, si localizzarono su posizioni in precedenza occupate da forze tedesche e segnalate dal ricognitore agenti del servizio informazioni britannico. Al momento dei due pesanti attacchi, però i tedeschi avevano già abbandonato la cittadina e fu pertanto colpita solo la popolazione.
Furono due giorni che sconvolsero per sempre la vita dei cupellesi e con essa anche quella delle vittime, delle loro famiglie e delle generazioni a venire.
Il 2 e il 3 novembre sono due date che resteranno per sempre incise nei nostri cuori e queste ferite, che mai si rimargineranno, mostrano il vero volto della Guerra, in tutta la sua atrocità e brutalità.
Ricordare il 2 e il 3 novembre del ’43 non è solo un dovere morale, ma è soprattutto un impegno civile da tramandare alle future generazioni.
Domani, lunedì 4 novembre, in occasione della Festa dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, a Cupello si terrà la commemorazione delle vittime dei bombardamenti del 2-3 novembre 1943 con il corteo nelle vie cittadine. Partenza alle ore 10.30 dal Palazzo Comunale e corteo per la deposizione delle corone presso i Monumenti dei Caduti, a cui prenderanno parte le scolaresche di Cupello.
"Chi non si ricorda del passato è condannato a ripetere gli stessi errori.”